Le statue
Amor divino

Michelangelo Naccherino, 1609-1615 ca; Francesco Queirolo 1755 ca (?).

Dedicato a Giovanna di Sangro dei marchesi di San Lucido, moglie del quinto principe di Sansevero Giovan Francesco di Sangro, l’Amor divino è stato a lungo di incerta attribuzione.

Statua dell'Amor Divino: corpo avvolto da un mantello, il volto guarda verso l'alto, la mano destra stringe un cuore avvolto da fiamme

il gruppo scultoreo

Affinità stilistiche con altre realizzazioni del Queirolo hanno indotto ad ascrivere a lui questa Virtù, tuttavia recenti studi hanno rivelato che originariamente la statua era parte del monumento funebre dedicato a Paolo di Sangro, secondo principe di Sansevero, realizzato da Michelangelo Naccherino all’inizio del XVII secolo. Nel secolo successivo, a seguito dei lavori di radicale rinnovamento dell’intera Cappella voluti da Raimondo di Sangro, l’opera, separata dal deposito funebre del secondo principe di Sansevero, è stata in parte rielaborata, probabilmente da Francesco Queirolo.

Un giovane avvolto in un mantello guarda verso il cielo e tiene nella destra un cuore fiammeggiante: viene così esaltato l’amore per Dio della nobildonna, ricordato dall’iscrizione incisa sul basamento. La scultura si ricollega idealmente, e per certi tratti stilistici, al Decoro, mentre il cuore in fiamme rimanda alla Soavità del giogo coniugale, recante lo stesso simbolo. La statua fu particolarmente elogiata dal noto storico dell’arte ottocentesco Leopoldo Cicognara, che la ritenne addirittura la più bella del mausoleo disangriano, probabilmente perché “per la sua semplicità – osserva Rosanna Cioffi – gli dové apparire la più ‘neoclassica’ della Cappella”. Pur in assenza di profonda ispirazione, l’artista infonde al soggetto una riuscita vivacità descrittiva.

Statua dell'Amor Divino: il volto guarda verso l'alto, la mano destra stringe un cuore avvolto da fiamme
Statua dell'Amor Divino: corpo avvolto da un mantello
Statua dell'Amor Divino: mano destra stringe un cuore avvolto da fiamme

IL SIGNIFICATO DELL’OPERA

Posto a destra (per chi entra) della “porta grande” del tempio gentilizio, il deposito appare un’ortodossa esaltazione dell’amore verso Dio, che fa ardere il cuore di passione mistica. I vari rinvii simbolici a processi alchemico-iniziatici presenti nella Cappella, tuttavia, inducono a ritenere che vi sia un riferimento al fuoco che l’alchimista riceve da Dio.

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